Miss Jerusalem (2015) by Sarit Yishai-Levi

Miss Jerusalem (2015) by Sarit Yishai-Levi

autore:Sarit Yishai-Levi [Yishai-Levi, Sarit]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-12-27T23:00:00+00:00


6

Ancor prima che siano definite le condizioni e fissata la data del matrimonio, Luna ha deciso che, se il primo figlio sarà un maschio, lo chiamerà come suo padre.

«Nessuno mi impedirà di onorare papu» spiega a Rachelika, «dando il suo nome a mio figlio.» «Non si fa!» risponde Rachelika sconvolta, «David vorrà di sicuro dare a vostro figlio il nome del suo povero papà.» «Dovrà tenersi la voglia.» «Luna!» Rachelika si trattiene a fatica dal mettersi a urlare. «Lo sai che si usa così! Al primogenito si dà il nome del padre del marito.» «Da quando seguo le usanze? Al giorno d'oggi, molti danno ai bambini nomi moderni: potrei chiamare mio figlio Yoram, se volessi. No, non se ne parla proprio! Mio figlio si chiamerà Gabriel!» «Bene, vedremo come te la caverai con David.» «Se sarà una femmina può pure chiamarla come sua madre, non m'importa, tanto io non le darei mai il nome Rosa.» «Che Dio ti aiuti, Luna. Stai per sposarti ormai, ci devi andare cauta con le parole, smettila, altrimenti finisci male.» «Io finisco male? Io al tuo confronto sono un angelo. Mica ci sono andata io, ad appendere i manifesti dell'Etzel mentre il papà pensava che fossi a scuola.» «Parla piano, Luna, se papu sente che ho appeso i manifesti dell'Etzel a sua insaputa, per me è la fine.» «Allora cosa vuoi da me, intendo solo onorare papu chiamando mio figlio come lui.» Speriamo che le nasca una femmina, prega Rachelika, altrimenti rischia di scoppiare la Terza guerra mondiale. È terrorizzata che quel putiferio sconvolga la famiglia, la cui tranquillità già così sembra appesa a un filo.

Intorno infuria la tempesta. Ogni giorno arrivano notizie di agguati tesi dagli arabi, di cecchini che attaccano ebrei. La polizia britannica favorisce gli arabi, impedisce di costruire nuovi insediamenti ebraici, impedisce ai superstiti in arrivo dai campi profughi in Europa di sbarcare dalle navi. Girare per strada è pericolosissimo. Ogni due per tre impongono il coprifuoco, bloccano intere zone con il filo spinato, e nessuno entra nè esce. Rachelika ha rischiato grosso attaccando i manifesti in piazza Zion, vicino ai vespasiani. Per fortuna ha avuto la prontezza di infilarsi nel puzzolente gabinetto degli uomini per nascondersi. Ha passato venti minuti a gambe aperte sopra il buco della turca, tenendosi con le mani ai muri piastrellati del sudicio cubicolo, in attesa che i malefici inglesi se ne andassero.

Solo quando si è sentita sicura, ha osato uscire dal suo nascondiglio fetente. Fuori era buio pesto, in giro non c'era un'anima, per via del coprifuoco. La paura la paralizzava, le opprimeva il petto impedendole di riprendere a respirare. La volta precedente era riuscita per miracolo a raggiungere la casa dello zio Shmuel. Adesso, cosa poteva fare?

Il suo compagno è scomparso come se la terra l'avesse inghiottito. Uscivano sempre in coppia per affiggere i manifestini, e avevano l'obbligo di soccorrersi in caso di necessità, a meno che non si trattasse di poliziotti. Se s'imbattevano nei britannici, l'ordine era di provvedere ciascuno per sè, e infatti lei si era nascosta.



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